L’Italia dei formaggi: un tour tra sapori e tradizioni

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Formaggi

Paese che vai, formaggi che trovi.

Un proverbio, o quasi. Se cambiamo la parola “usanza” con “formaggi”, il detto calza a pennello per l’Italia, un vero e proprio scrigno di tesori caseari.

Non è un caso se nel nostro Paese esistono circa 500 formaggi diversi, ognuno con la sua storia, il suo sapore e il suo legame profondo con il territorio.

Ma non si tratta solo di numeri: ogni formaggio è un racconto di pascoli, tradizioni e culture che si fondono.

Assaggiarlo sul posto, soprattutto se si tratta di un formaggio fresco difficile da trovare altrove, è il modo migliore per immergersi davvero nell’anima di un luogo.

In attesa di Cheese 2025, l’evento internazionale di Slow Food e Città di Bra che si terrà dal 19 al 22 settembre, ecco un assaggio di alcuni itinerari per un viaggio tutto italiano tra sapori unici e storie da scoprire.

Un viaggio da Nord a Sud tra formaggi dai sapori unici

Valli del Natisone e del Torre (Friuli): In quest’area di confine, dove si incontrano la cultura italiana e quella slovena, i formaggi da prato stabile come il Latteria San Canziano sono un simbolo di biodiversità e tradizioni antiche.

Bergamo e le valli del formaggio (Lombardia): L’arte casearia qui è legata a razze autoctone come la Capra Orobica e la Bruna Alpina Originale. Assolutamente da provare l’Agrì di Valtorta, un piccolo formaggio Presidio Slow Food, e il Branzi, considerato uno dei principi delle Orobie.

Montagne biellesi (Piemonte): In questo territorio che spazia dalla Serra Morenica alla Valsessera, il protagonista è il burro a latte crudo dell’alto Elvo, Presidio Slow Food. Dal latte scremato si ricava anche una gustosa toma magra con intensi aromi alpini.

Genova e il suo entroterra (Liguria): L’entroterra genovese nasconde specialità casearie legate alla razza autoctona Cabannina. Dal suo latte si ottengono la prescinsêua, la formaggetta e l’u cabanin, oltre a un’ottima ricotta stagionata.

Valdarno superiore (Toscana): Tra storia etrusca e rinascimentale, spicca l‘abbucciato aretino, un pecorino a latte crudo dalla crosta spessa e un sapore dolce e leggermente piccante.

Gran Sasso (Abruzzo): Nelle terre della pastorizia, il canestrato di Castel del Monte è un pecorino che racchiude in sé l’antica storia della transumanza. Stagionato da due mesi a un anno, ha un sapore pronunciato e piccante.

Costa d’Amalfi (Campania): Non solo mare, ma anche monti, i Monti Lattari, patria del provolone del Monaco, prodotto con il latte di una vacca locale, la Agerolese.

Sulcis Iglesiente (Sardegna): Questa terra di mare e miniere, ci regala un gioiello come il Fiore sardo, un pecorino affumicato a legna, preparato con metodi antichi e latte non pastorizzato.

Se non puoi fare a meno di esplorare questi luoghi, l’invito è di non perderti Cheese 2025 a Bra, dove potrai fare un giro tra i migliori formaggi del mondo e incontrare i produttori che, con passione e maestria, ci regalano queste uniche “forme di latte”.

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