Jean Paul Gaultier si racconta in uno spettacolo

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Jean Paul Gaultier

Eccentrico, scandaloso, provocatorio, esuberante e divertente. Questo e molto altro è Jean Paul Gaultier, che porta in teatro una trasposizione della sua avventurosa vita, in uno spettacolo che, dopo il debutto a Parigi nel 2019 al Folies Bergère e il passaggio dall’iconico Roundhouse di Londra, arriva al Teatro Arcimboldi di Milano, unica tappa del suo tour mondiale.

La rappresentazione ripercorre gli anni dall’infanzia agli inizi della carriera, dalle più grandi sfilate alle notti sfrenate a Le Palace o a Londra. Jean Paul Gaultier – che ha detto addio alle passerelle nel 2020 – condivide il suo diario dei tempi, rendendo omaggio a coloro che lo hanno ispirato e con cui ha collaborato, a partire ovviamente da Madonna, per cui creò il celebre reggiseno a cono sfoggiato nel ‘Blonde ambition tour’ del 1990

L’abbiamo incontrato in occasione del lancio di ‘Jean Paul Gaultier – Fashion Freak Show’, questo il titolo del suo spettacolo, che debutterà il 7 marzo e rimarrà in scena fino al 24, per conoscerlo meglio e capire cosa potremo aspettarci di vedere e a sorpresa, in un italiano misto francese, abbiamo scoperto alcune curiosità sulla sua vita.

Ci racconti in cosa consiste lo spettacolo ‘Jean Paul Gaultier – Fashion Freak Show’e cosa vuoi trasmettere?

È la storia della mia vita, ma anche quella della moda, racconto quegli anni in un mix tra rivista, concerto pop e sfilata di moda. Quello che voglio trasmettere e gioia, la stessa che ho provato facendo questa professione, un gioco che per me è diventato lavoro.

Ci sarà un gigantesco videowall nel quale passeranno le storie di guest star che hanno preso parte alla mia vita, ci sarà moda, ma non solo, molta musica, con una playlist di successi. Si vedranno alcuni dei miei abiti iconici, ma per l’occasione ne ho disegnati di nuovi, inseriti in una scenografia esuberante.

Partiamo dall’inizio della storia. Come sei diventato stilista, che cosa ti ha ispirato?

Ero figlio unico, timido e un po’ solitario. A 13 anni, non giocavo a calcio, ma passavo le giornate a disegnare. Amavo già sfogliare le riviste di moda, allora era principalmente alta moda, in pratica il prêt-à-porter ancora non esisteva, seguivo quindi i grandi design e i giornali come fossero la mia bibbia.

Seguivo anche i servizi che riportavano storie di celebrities e reali per vedere come vestivano e nel frattempo mi sono accorto del cambiamento della donna.

Dopo anni di rifiuto per il reggiseno, ad esempio, stava tornando di moda, non più vissuto come capo imposto, ma come oggetto di seduzione, una seduzione, che più che essere rivolta all’uomo, era un piacere verso sé stessa. La donna stava mutando prendendo una nuova consapevolezza di sé.

Da qui arriva anche l’idea del mio reggiseno a cono, un oggetto che vuol essere sensuale, ma in qualche senso ‘protettivo’ e di ‘difesa’, come fosse un’armatura e, per parità, in seguito nasce la mia linea uomo in cui il maschio viene trattato quasi come un oggetto.

Jean Paul Gaultier

Vedremo anche questo nello spettacolo?

Lo spettacolo parte proprio da me bambino, con video, foto, immagini di parenti come la nonna. Prosegue con l’incontro con Francisco, il mio primo grande amore, di origine italiana. Si vede anche la prima sfilata, che era terribile, il caos totale con le modelle che non erano modelle, e non c’erano vestiti.

Dunque, un flop totale, ma ho continuato. La morte di Francisco è stato uno dei momenti più bassi, ma la vita continua e così vedrete i miei passi nella moda, inizialmente per stilisti di grande calibro, primo fra tutti Pierre Cardin, poi con la mia linea e le mie collezioni, fino ad arrivare ad oggi con Fashion Freek Show.

Penso che il sogno della mia vita si sia realizzato con la moda e questo spettacolo è come una sfilata, concepita come una grande festa.

Anche il cinema è stato molto importante nella tua vita vero?

Sempre da bambino, mia nonna mi faceva guardare tantissima televisione e ci fu un film del dopoguerra che per me fu una rivelazione ‘Falbalas’ che mi illuminò.

La pellicola narra di Philippe Clarence, famoso sarto parigino che seduce la fidanzata del suo amico. È una pellicola drammatica, ma è anche un’immagine nitida del mondo della moda.

Micheline Presle, la protagonista, fu la mia musa, è stata un’ispirazione totale, dopo aver visto questo film decisi che avrei fatto lo stilista.

Mi hanno ispirato altri registi nella vita come Pedro Almodovar e Luc Besson, ma è stato il cinema italiano di quel periodo che più di altri mi ha influenzato.

Jean Paul Gaultier

Jean Paul Gaultier e le star. Ne hai vestite moltissime, la più rappresentativa forse Madonna. Ci racconti qualche aneddoto?

Sono diversi gli artisti che ho vestito, Kylie Minogue, Myléne Farmer e molti altri. Tutti erano personaggi che ammiravo e per i quali nutrivo una profonda stima, una specie di attrazione. La più importanti tra tutti è effettivamente Madonna.

La prima volta che l’ho vista era in uno spettacolo televisivo, si esibiva ed era proprio agli inizi, non la conoscevo, e mi sono chiesto chi fosse. Quando mi hanno detto che era americana mi sono stupito, perché mi piaceva molto il suo look.

Poi ho scoperto che era di origini italiane e la sua stilista era francese e ho capito tutto. L’ho amata molto, canta e balla bene, ha una personalità forte, decide tutto lei, dalla sua musica al suo stile, senza influenze da parte di producer.

Ho scoperto che comprava dei miei capi. Così mi sono lanciato, sono andata a vederla quando è venuta in uno spettacolo a Parigi e le ho proposto il celebre reggiseno a cono, che ha accettato volentieri, ha amato non solo il mio stile, ma anche la mia determinazione, tanto da farmi fare tutti i costumi del tour e diventare amici.

Sì, è vero, ho chiesto a Madonna di sposarmi. Ovviamente sapevo che mi avrebbe detto di no, ma nemmeno io lo avrei mai fatto, volevo solo mostrare l’enormità del mio amore per lei.

Torniamo alla moda. C’è una possibilità di una nuova collezione?

No, nel 2020 ho dato l’addio alle passerelle col sorriso, ma ho un ottimo rapporto con le nuove generazioni di design quindi ogni stagione ho deciso di fare una collezione Jean Paul Gaultier Couture scelgliendo giovani, ma con esperienza, perché voglio vedere il loro stile che arricchisce e reinterpreta il marchio.

Dopo lo show ci puoi già anticipare qualche progetto per il futuro?

Sto seguendo la direzione artistica di un film di animazione per una casa di produzione belga, che ripercorre la storia della moda che sarà pronto probabilmente nel 2026. Io arricchisco la storia con la narrazione di come nasce un capo, una collezione, e svelando aneddoti legati al dietro le quinte, solitamente relegate al backstage e agli addetti ai lavori.

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