Susan Vreeland torna ad affascinarci con ‘Una ragazza da Tiffany’

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Susan Vreeland ha la capacità di entrare nei suoi personaggi, esaltarne le caratteristiche, farceli amare e tramite loro, aiutarci a conoscere meglio un determinato periodo storico.
Mi sono appassionata leggendo, ‘La passione di Artemisia’, nella quale viene descritta Artemisia Gentileschi, con la sua forza, il suo coraggio, il suo amore per l’arte. Ed ora ho appena terminato ‘Una ragazza da Tiffany’, la cui protagonista è un’altra donna, altrettanto forte e determinata. Entrambe artiste, seppure in modi differenti, ed entrambe donne destinate ad essere leader.
In fondo la Vreeland ha sempre sostenuto che le donne hanno una sensibilità speciale per l’arte, il lavoro ed il bello che può essere armonia o un contrasto intrigante. Esiste un bello delle linee ed uno dei colori, ed i lavori di Tiffany sono particolarmente belli perché comprendono entrambi.
È stato assistendo ad una mostra sul lavoro di Tiffany svoltasi a New York, che la Vreeland ha conosciuto per la prima volta l’esistenza di Clara Wolcott Driscoll e, approfondendone la conoscenza con delle lettere, ne è rimasta affascinata tanto da scrivere questo romanzo.
Ambientato nella New York di fine ottocento, il libro narra le vicende di Clara, una giovane vedova che lavora alla Tiffany Glass & Decorating Company. Grazie alla stima di Louis Tiffany, figlio del celebre gioielliere della Fifty Avenue, titolare dell’azienda, ha la possibilità di creare oggetti nuovi ed innovativi, come le famose lampade, i cui paralumi in vetro soffiato sono diventati celebri in tutto il mondo.
Per realizzare le sue opere si avvale di una squadra di sole donne, le ‘Tiffany girls’, che con le loro storie, la accompagneranno nelle pagine del libro. Saranno diverse le sfide che dovranno affrontare, da quelle contro la squadra degli uomini, che si sentono sminuiti dal successo ottenuto dall’altro sesso, a quella con i burocrati dell’azienda, che danno maggior peso al denaro a scapito dell’arte.
Come ogni romanzo che si rispetti, non manca la parte sentimentale, che in questo caso è anche particolarmente rilevante, in quanto da Tiffany, come in quasi tutte le aziende di quel periodo, venivano impiegate solo donne non sposate.
Un libro piacevole e molto descrittivo, forse un po’ troppo per quello che riguarda la parte sulla realizzazione delle opere, ma non tanto da penalizzarne la lettura.
Una ragazza da Tiffany’ 
di Susan Vreeland
Neri Pozza (504 pp., 18 euro)

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