Walter Albini in mostra a Prato

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mostra walter albini

Ritorno al futuro…. Immergersi nelle creazioni di Walter Albini significa ripercorrere un tratto della
storia del Made in Italy tra la fine degli anni ‘60 e ’80, ma con uno sguardo al presente.

È questa l’impressione che si ha percorrendo le sale della Fondazione del Museo del Tessuto di Prato, con gli abiti, i bozzetti, gli schizzi, le fotografie, i bijou, i tessuti di questo grande designer, artista talentuoso e visionario.

Proprio qui, infatti, nel più grande centro culturale d’Italia dedicato alla valorizzazione dell’arte e della produzione tessile antica e contemporanea, è stata allestita la mostra “Walter Albini. Il talento, lo stilista”, aperta al pubblico fino al 22 settembre 2024.

Un omaggio a un genio, audace e rivoluzionario, prematuramente scomparso a 42 anni nel 1983, che offre una rilettura di tutto il suo percorso professionale, grazie a un lungo e meticoloso lavoro di ricerca condotto da Daniela degl’Innocenti, storica del tessuto, conservatrice del Museo del Tessuto ed Enrica Morini, storica della moda, docente all’Università IULM di Milano.

“La formazione giovanile di Albini, unita a un eccezionale talento naturale, lo vedono protagonista di quella progettualità che, in parallelo allo specializzarsi dell’industria, gli ha permesso di tracciare le linee guida del prêt-à-porter italiano e di costruire, con l’esperienza, l’immagine dello stilista. Oltre ogni mito, il suo percorso professionale segue i tempi della sua ricerca personale” sottolinea Daniela Degl’Innocenti

Studiare di nuovo Walter Albini – aggiunge Enrica Morini – è stata l’occasione per capire le complessità di un autentico creatore di moda che ha vissuto l’entusiasmo, le fragilità e le contraddizioni di un sistema che sarebbe diventato il Made in Italy, ma che all’epoca stava nascendo e cercando la propria identità.”

Una storia creativa straordinaria, quella di Albini, che iniziò la sua carriera come illustratore e disegnatore di moda con Silvana Bernasconi per “Mamme e Bimbi”, “Vanità” e “Il Corriere Lombardo”. E che, proprio grazie a lei, ebbe l’opportunità di assistere alle sfilate di Firenze e Parigi. Da qui spiccò il volo, cominciando una frenetica stagione di sperimentazione e collaborazioni.

Walter Albini – Il progetto espositivo

Punto di partenza è stata la Collezione Walter Albini del Museo del Tessuto, acquisita grazie a una donazione di Paolo Rinaldi, collaboratore di Albini, pervenuta tra il 2014 e il 2016: un patrimonio che comprende oltre 1.700 oggetti tra bijou, bozzetti, disegni, fotografie, documenti, libri, abiti e tessuti appartenuti allo stilista.

Arricchiscono la mostra anche importanti prestiti provenienti da istituzioni pubbliche, come Palazzo Morando | Costume Moda Immagine di Milano, prestatori privati, tra cui la Collezione Carla Sozzani – Fondazione Sozzani e celebri fotografi che hanno dato accesso ai loro archivi.

Fondamentale per l’attività di ricerca è stata la collaborazione con l’Archivio storico Camera Nazionale della Moda Italiana conservato presso l’Università Bocconi di Milano, oltre all’importante patrimonio documentario su Walter Albini conservato presso lo CSAC di Parma.

Il percorso della mostra

Nella sala a piano terra la mostra si apre con una prima sezione che riguarda il tema della formazione scolastica e delle prime esperienze di Walter Albini come illustratore di riviste di moda.

Dal 1966 Albini disegna anche per marchi come Cadette e Billy Ballo, cui seguono Princess Luciana, Trell, Montedoro, Paola Signorini, Glans, Annaspina, Cole of California, Maska.

Delle collaborazioni con questi brand i materiali grafici, i disegni, i bijoux e gli accessori testimoniano la versatilità̀ dello stilista nel progettare collezioni diverse.

Nel 1971 Albini diventa direttore creativo di cinque aziende specializzate in diversi settori dell’abbigliamento e avvia la progettazione delle cosiddette tre “collezioni unitarie” con Misterfox (abiti), Basile (capispalla), Callaghan (abiti e tessuti a maglia), Escargot (maglieria) e Diamant’s, poi sostituita da Sportfox (camiceria).

A questo argomento la mostra dedica una selezione di progetti grafici per le press release e per le campagne pubblicitarie, a cui si affianca la selezione di capi d’abbigliamento da giorno e da sera, bijou e accessori che raccontano lo sviluppo dell’idea del “total look”.

Nella prima sala al piano superiore la seconda sezione presenta capi, materiali grafici, bijou e accessori della prima linea a marchio WA e di una seconda linea a marchio Misterfox. Le tre collezioni confermano la passione di Albini per i revival storici, per gli anni Venti, Trenta e Quaranta. Londra, Venezia e Roma sono le location prescelte di queste collezioni.

A chiudere questo periodo una selezione di capi disegnati per l’Alta Moda in due collezioni presentate a Roma con due sfilate dedicate a Coco Chanel, a Paul Poiret e alla storia dell’haute couture.

La terza sezione racconta i diversi periodi in cui Albini torna a collaborare con marchi e con produttori per i quali progetta e sviluppa collezioni in cui si nota un passaggio di stile e di logica progettuale.  

Le collezioni disegnate per Trell guardano all’abbigliamento etnico: abiti tagliati in modo geometrico, privi di bottoni e di taglia.

I capi che realizza con questo marchio nascono dalla dimensione del viaggio che lo stilista sperimenta in prima persona e di cui rimane testimonianza nel corpus di tessuti etnici presenti nel suo archivio personale e che sono presentati al pubblico per la prima volta.

In seguito, Albini accoglie la proposta dell’imprenditore Mario Ferrari che produce e distribuisce una linea a suo nome che sfocia in tre collezioni di successo dal 1978 al 1979.

Terminata la collaborazione con Mario Ferrari, Albini sigla un nuovo contratto (1979- 1980) con Lanerossi che prevede una prima linea d’abbigliamento a suo marchio e una seconda linea “Arlanda styled by Walter Albini” con capi che esprimono, nel ritorno al classico, una forte impronta innovativa che transita dalle linee ai dettagli di stile fino ai tessuti.

Conclusa questa fase Albini progetta le ultime tre collezioni – AI 1981/82, PE 1982, AI 1982/83 – di cui rimangono numerosi disegni e un discreto numero di capi da donna e da uomo, insieme ad un nucleo significativo di bijou.

Del tutto inedite, i video di due sfilate che appartengono a queste collezioni dove confluiscono anche alcuni modelli disegnati da Albini per Lane Grawitz, azienda produttrice di filati con cui lo stilista collabora per cinque edizioni di Pitti Filati.

In questa area uno spazio è dedicato alle collezioni per uomo, per la cui presentazione in molti casi Albini sceglie modalità̀ performanti proponendo temi e location come gallerie d’arte, ristoranti e negozi di cui in mostra si propongono alcune testimonianze.

L’amore per il teatro e il cinema

Albini lavorò anche come costumista teatrale progettando nel 1982 i costumi per una commedia di Luca Ronconi che, tuttavia, non andò in scena, ma di cui rimangono i disegni, alcuni dei quali selezionati per la mostra.

Con il cinema l’esperimento va in porto ed è più̀ innovativo: un fashion film di Gabriele di Bartolo proiettato in sostituzione della sfilata AI di Helyett il 14 marzo 1977.

In veste di illustratore, nel 1980 partecipa a Milano ad una mostra organizzata da Piero Fornasetti dedicata a Venezia. In questa occasione illustra la poesia “Venezia” di Raffaele Carrieri in quattro tavole di cui due in esposizione.

Walter Albini. Il talento, lo stilista, si completa con un catalogo edito da Skira, curato da Daniela Degl’Innocenti e Enrica Morini e corredato da contributi che ricostruiscono le sfaccettature della figura di Albini.  (pp.288 – 45,00 euro, in libreria da giugno 2024)

Stefania Lupo

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