Al Pacino una vita dedicata al cinema

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Nato Alfredo James Pacino, meglio noto al grande pubblico come Al Pacino, si appresta a tagliare un grande traguardo. Il 25 aprile infatti, il grande attore si appresta a compiere gli 80 anni.  

Una grande carriera alle spalle, punteggiata da nomination e premi, poche stroncature, e molti ruoli di successo rifiutati: da Taxi Driver a Incontri ravvicinati del terzo tipo, da Guerre stellari (doveva interpretare Ian Solo) a Blade Runner, da Apocalypse Now (come antagonista di Brando) a Kramer contro Kramer (fu rimpiazzato da Dustin Hoffman), da Rambo a C’era una volta in America, fino a Pretty Woman e Basic Instinct.

Figlio di due immigrati siciliani (il padre lasciò la famiglia quando Al era ancora in fasce), il ragazzo nasce ad Harlem il 25 aprile del 1940, ma la madre, poverissima, si trasferisce nel Bronx e a lui tocca la dura legge della strada: fumatore e consumatore di droghe leggere fin dai 10 anni, ribelle e manesco, non ama la scuola che lascerà a 17 anni.

Tenta invano l’ingresso all’Actors Studio a 20 anni, ma dovrà fare la gavetta per quasi un decennio prima che Lee Strasberg riconosca in lui qualità fuori dal comune e lo adotti come un secondo padre. Nel frattempo si mantiene facendo mille mestieri. Alla morte di Strasberg gli succederà come presidente della scuola, ruolo che mantiene anche adesso insieme a Ellen Burstyn e Harvey Keitel.

La prima grande occasione arriva col cinema nel 1971, grazie a un autore come Jerry Shatzberg, tipico esponente della New Hollywood, che gli offre la parte del protagonista, il giovane spacciatore Bobby in ‘Panic a Needle Park’ dal quale emerge come rivelazione.

Questo film gli permette di farsi notare da Francis Coppola che lo impone ai produttori per il ruolo di Michael ne Il ‘Padrino’, ruolo che gli permetterà di ottenere la nomination come miglior attore non protagonista, ma Pacino contesta il verdetto dicendo che la sua parte non è inferiore a quella di Marlon Brando che invece vince. Risultato? Alla cerimonia non partecipano tutti e due, sia pure per ragioni diverse.

Da quel momento comunque, diviene l’attore prediletto per la “nuova onda” dei cineasti americani: torna a illuminare il lavoro di Schatzberg con ‘Lo spaventapasseri’ (vincitore a Cannes nel ’73), si trasforma per i ruoli che gli affida Sidney Lumet (prima il poliziotto sotto copertura di ‘Serpico’ poi il disperato rapinatore di ‘Quel pomeriggio di un giorno da cani’), riprende i panni di Michael Corleone per gli altri episodi della saga, recita per Sydney Pollack, Norman Jewison, Oliver Stone, William Friedkin.

La contestazione della lobby gay contro Cruising lo getta nella disperazione più nera e per quattro anni non apparirà più al cinema, rifugiandosi in teatro.

Ritorna al grande schermo grazie a Brian De Palma che lo porta al successo con ‘Scarface’ prima e poi con ‘Carlito’s Way’ e nel ’93, dopo una lunghissima rincorsa, vince finalmente l’Oscar con il remake americano di ‘Profumo di donna’ nel ruolo dell’ufficiale cieco con la regia di Martin Brest.

Nello stesso anno ha anche la nomination per il corale ‘Americani’ di James Foley dalla pièce di David Mamet. Il film debutta alla Mostra di Venezia dove Pacino riceve anche il Leone d’oro alla carriera dalle mani di Gillo Pontecorvo.

Ormai è un’icona di Hollywood e Michael Mann gli dà nuovo lustro con ‘Heat’ in cui duetta con l’altro mito della sua generazione, Robert De Niro, anche se i due appaiono insieme in una sola scena (recitata separatamente) e poi in ‘Insider‘.

Sul finire degli anni ’90 decide anche di passare alla regia, prima con una magistrale rilettura in forma di laboratorio visivo del ‘Riccardo III’, poi con il quasi invisibile ‘Chinese Coffee’ del 2000 (che non concederà mai alle sale ritenendolo poco promosso dalla distribuzione) infine nel raffinato ‘Wilde Salomè’ del 2011.

Intanto sostiene l’astro nascente Christopher Nolan con una magistrale interpretazione in ‘Insomnia’, si traveste da Shylok nel ‘Mercante di Venezia’ di Michael Radford, alterna cinema e teatro sempre più spesso, gioca con Quentin Tarantino in ‘C’era una volta a Hollywood’ e finalmente ritrova De Niro in ‘The Irishman’ di Martin Scorsese rubandogli letteralmente la scena e conquistando la sua nona nomination all’Oscar.

Nella vita privata è sempre stato molto riservato. Da quello che risulta, non si è mai sposato ma ha avuto relazioni sentimentali con ben 11 attrici avendo da due di loro (l’insegnante di recitazione Jan Tarrant e Beverly D’Angelo) tre figli, una bambina e due gemelli di cui ha poi avuto la custodia. Tra le sue conquiste ci sono Jill Clayburgh, Tuesday Weld, Marthe Keller, Carol Cane, Diane Keaton, Penelope Ann-Miller, Madonna, l’argentina Lucila Solà e l’israeliana Meital Dohan con cui ha convissuto fino al febbraio scorso.

Celebre piantagrane sul set, ma professionista impeccabile, Al Pacino è un istrione prestato a un cinema, dove ha interpretato titoli e ruoli così diversi tra loro che dicono bene come i maggiori registi e produttori americani si fidassero del suo incredibile trasformismo, ma ogni amante del cinema lo ricorderà sempre e soprattutto per il suo Michael Corleone.

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