Il caffè la bevenda amata in tutto il mondo

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Una tazzina che fa girare il mondo, quella che contiene il caffè, quella bevanda che ci tira su la mattina e ci tiene svegli in notti di studio o lavoro. Amato in tutto il mondo, tanto da dedicargli una festività: la giornata internazionale del caffè che cade il 1° ottobre, data lanciata dall’International Coffee Organization nel 2015 durante Expo Milano, per riconoscere il lavoro delle tante persone, dai coltivatori ai baristi, che ogni giorno lavorano per farci trovare in tazza un prodotto di qualità.

Bevanda mediterranea? Così la vediamo noi. Nata in Etiopia, passata via Yemen in Medio Oriente e da lì in Europa, adottata dall’Italia come cosa nostra, ma i maggiori consumi pro-capite appartengono al Nord Europa con la Finlandia in pole position con 12 chili di caffè a testa all’anno. L’Italia è 13esima.

Quella tra gli italiani e il caffè è una vera e propria storia d’amore: ci manca quando ci troviamo all’estero, e non possiamo farne a meno nella nostra quotidianità. Ben 9 persone su 10, infatti, non trascorrono mai una giornata senza bere neppure un caffè.

È quanto emerge da un sondaggio condotto da Top Doctors®, azienda specializzata in servizi tecnologici per la sanità privata, che ha anche chiesto quanti caffè beviamo al giorno. Per quasi metà dei rispondenti (51%) il numero oscilla tra 3 e 5 tazzine, a cui fa seguito un 23% che ne consuma con moderazione 1 o 2 al giorno. Il 15% supera addirittura la soglia dei 5 caffè al dì, mentre solo l’11% del campione interpellato non ne beve neppure uno.

Il luogo in cui si consuma più spesso è la propria casa, seguito dal luogo di lavoro o di studio, dove si ricorre alla bevanda, dalle indubbie doti energizzanti, per trovare la carica per affrontare una lunga giornata e solo il 14% optano per il bar.

A differenza del pasto, consumare il caffè non viene visto come un momento di socializzazione. La maggioranza lo considera un rituale da godersi anche individualmente e solo il 15% lo vede come un attimo da condividere con altre persone, o peggio ancora lo considera una consuetudine, a cui non rinunciamo per abitudine.

Tra le tipologie di caffè più apprezzate dagli italiani, non sorprende che a “trionfare” in Italia sia l’espresso corto per quasi la metà degli intervistati, a cui seguono macchiato, ristretto, lungo e americano.

Secondo Hamilton Beach un impiegato/a beve a livello mondiale in media 20 tazzine a settimana, circa 1040 all’anno, impiegando nell’operazione 24 minuti della giornata lavorativa. Lavorando dai 18 ai 60 anni raggiungerà 47.840 tazzine. Nel mondo si bevono ogni giorno 2,25 miliardi di tazze.

Dati che non fanno effetto se si pensa a Honoré de Balzac. Si tramanda che il prolifico scrittore francese ne bevesse fino a 50 al giorno. Si spiega ora come abbia fatto a scrivere (di notte) oltre 90 romanzi e svariate opere teatrali in ‘soli’ 51 anni di vita.

Il Brasile è da 150 anni il primo produttore, un terzo del caffè mondiale viene da qui. Con alti e bassi: dato che il raccolto è unico e il ciclo delle piante è biennale, si alternano un anno di raccolto abbondante e uno più scarso. Normalmente gli anni dispari sono deboli e i pari forti.

Le varietà di Arabica coltivate oggi sono ibridi o incroci di quattro specie. Le varietà autoctone etiopi, Typica/ Bourbon, SL 17 e SL 34, ma quest’anno è stata individuata una nuova variante genetica nello Yemen, da qui il nome Yemenia. Pare promettere molto bene.

Del caffè se ne è occupata anche l’Universidad de Las Americas, in Ecuador, che in una ricerca pubblicata sulla rivista Food Quality and Preference ha rilevato che è meglio prenderlo dove regna il silenzio. Così dopo aver sottoposto 384 volontari a gustarlo in differenti situazioni di audio, ha rilevato che lo si gusta di più, in assenza di rumori.

C’è però chi al piacere o alla consuetudine del caffè ha dovuto o voluto rinunciare a causa di problemi di insonnia, nervosismo, gastrite o altri fastidi. Un altro effetto collaterale dell’abuso del caffè, è il potenziale rischio per il cuore, diatriba correlata al fatto che, essendo il caffè una bevanda che induce un lieve grado di eccitazione con risvolti fisiologici consistenti principalmente nell’incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, apparentemente potrebbe essere nociva per il cuore, teoria smentita dal dottor Carlo Pignalberi, specialista in Cardiologia.

Mentre lo celebriamo non è chiaro per quanto tempo potremo ancora gustarlo. A causa dei cambiamenti climatici, entro il 2050 le aree coltivabili si ridurranno del 50 per cento, ma già ora i prezzi troppo bassi all’origine portano i contadini a emigrare o passare a colture più redditizie.

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