Cantina Monte del Fra e il suo Amarone

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Dietro la cantina Monte del Fra, si cela la storia della famiglia Bonomo che da 65 anni, ogni giorno nelle sue tre generazioni, cerca di fare con merito e conoscenza un lavoro di interpretazione di quello che è un territorio nato storicamente nel Custoza, una zona caratterizzata da più uve, quali la Garganica, la Cortese, Il Trebbianello, e venuto alla luce grazie alla grandezza di un’epoca glaciale che ha saputo, attraverso i suoi smottamenti, creare un microclima e un terroir di una grandezza incredibile.

Monte del Frà – La Storia

Cantina monte del fra

Monte del Frà nasce nel 1958 nel cuore del Custoza doc. grazie a Massimo Bonomo, inizialmente dedito alla produzione di grano, ma anche di fragole, pesche e uva , esperienza tornata utile, quando, grazie anche al capitale ricavato, decide di investire acquistando terreni per la produzione di vini.

La prima cantina ha vita a Sommacampagna nel 1988, a cui si succede nel 2006 la Tenuta Lena di Mezzo, a Fumane in Valpolicella, dove i Bonomo hanno trovato il terroir ideale per esprimere con i loro vini, l’eleganza nella complessità.

Nel 2019 è stata poi realizzata un’altra cantina a San Pietro in Cariano, sempre in Valpolicella, dove sono dislocati la vinificazione, l’appassimento e lo stoccaggio della produzione dei grandi rossi veronesi, anche se l’affinamento in legno, così come il corpo produttivo della maggioranza delle proprie etichette, rimane a Sommacampagna.

Tra l’altro fa sorridere un fatto assolutamente casuale. La produzione di vino in queste terre è iniziata già nel 1492 grazie ai Frati (Frà in veneto, da cui il nome dell’azienda vitivinicola) dell’Ordine di Santa Maria della Scala di Verona che si dedicano alla lavorazione dei vigneti.

I 18 ettari della tenuta Lena di Mezzo dominano da sotto il Santuario delle Salette, così come la sede di Sommacampagna nasce da un ex convento dei frati dell’Ordine di Santa Maria della Scala che era stato espropriato alla chiesa in epoca napoleonica.

Inoltre, altri terreni sono stati acquistati da monache di clausura. Insomma, viene da dire, che forse, un po’ di quel buono che quotidianamente producono venga fatto arrivare attraverso una protezione divina.

Monte del Frà – L’azienda oggi e i Premi ricevuti

famiglia bonomo - monte del fra

Attualmente a gestire l’azienda sono i figli di Massimo, Eligio e Claudio, affiancati dai nipoti Marica, Silvia e Massimo. La vicenda di Monte del Frà è dunque una storia familiare che attraverso sostenibilità, fedeltà al territorio e individuazione dei vigneti più interessanti si pone l’obiettivo di “garantire un prodotto di eccellenza dove il carattere si fonde nel terroir”, confermato dai riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti negli anni.

Tra tutti, il Cà Del Magro Custoza Superiore DOC ha ottenuto negli anni riconoscimenti quali i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, assegnati per quattordici anni consecutivi, gli alti punteggi raggiunti su guide quali Vini Buoni d’Italia del Touring Club, I Vini di Veronelli e Vitae – AIS. A livello internazionale, Wine Enthusiaste James Suckling ha spesso recensito il Cà Del Magro con punteggi superiori ai 93 punti. Tom Hyland, firma enoica per Forbes, lo inserisce tra i migliori bianchi assaggiati nel 2022.

La cantina Monte Del Frà produce vini solo con uve provenienti dai vigneti di proprietà o coltivati in affitto, senza ricorrere a conferitori esterni, conosciuti come “Cà del Magro”, “Custoza”, “Bardolino”, “Lugana”, “Recioto della Valpolicella”, “Scarnocchio Amarone”, “Colombara”, “Tenuta Lena di Mezzo Amarone” e “Casa Capitei Valpolicella Amarone”, ma oggi approfondiremo il capitolo legato all’Amarone.

Monte del Frà – La lavorazione dell’Amarone

Torniamo quindi alla tenuta di Fumara, che si compone di oltre 17 ettari e che parte dai 300 m fino a raggiungere la parte più alta della zona, che è di origine vulcanica, quindi, qui le escursioni termiche sono molto importanti e la ventilazione lo è ancor di più.

In questa zona vengono vinificate solo le uve primarie della Valpolicella, la Corvina, il Corvinone e la Rondinella, uve che, per la produzione di questo rosso, non sono altro che il frutto della primissima scelta tra quelle prodotte dalla vite e che, dopo la raccolta, vengono appassite.

Nel 2019 come dicevamo prima si aggiunge la tenuta nella zona di San Pietro in Caiano che viene destinata principalmente al reparto della vinificazione, della fermentazione in acciaio, ma soprattutto viene implementata di un di una zona di appassimento, dove non soltanto la ventilazione diventava il gioco forza, ma anche l’aria condizionata permette di poter far sì, che gli appassimenti possano avvenire in maniera integra e graduata e far sì che questa procedura non sia semplicemente concentrazione, ma dia anche un imprinting stilistico a quella che è lo stile dell’annata e a quelle che sono le caratteristiche della qualità dell’uva.

Per l’annata 2018, ad esempio, le uve hanno fatto circa quattro mesi di appassimento in cassa. Nel momento in cui vi va a pigiarle – immaginate casse di uva raccolta fresca di circa 7 o 8 kg – si va a produrre una quantità necessaria per una bottiglia. Questo significa che nel calice di vino la concentrazione è assoluta, ma all’interno dello stesso sta anche la presa di coscienza e la sensibilità di voler interpretare un territorio con assoluta franchezza e sensibilità.

Nel momento in cui si va a vinificare queste uve, prima di iniziare a svolgere la fermentazione si lavora con una pre-fermantazione, che semplificando vuol dire preservare tutta la freschezza e lo stile dell’annata.

Dopodiché aumentandone le temperature si va a sviluppare quelli che sono i lieviti indigeni cercando di dare un po’ più di purezza, trasparenza e autenticità a quello che è un territorio che, per sua natura, regala una profonda complessità ed eleganza, ed è quello che Monte del Fra cerca di preservare col suo lavoro, fino a farlo arrivare nel calice finale.

Finita la fermentazione in botti d’acciaio, questo vino va a dormire, a maturare, a prendere forma, in botti di legno francese grandi, delle dimensioni di circa 3600 litri. Anche qui il concetto di un legno che non è utilizzato come un globalizzatore del gusto, ma bensì come un contenitore che dona il tempo al nettare che contiene, per sviluppare il proprio stile, il proprio carattere, la propria essenza.

Dopo questi tre anni di riposo questo vino viene imbottigliato e fa almeno un anno di bottiglia, prima dell’apertura e della condivisione di quelle emozioni che questo vino sviluppa nel nostro calice.

È stato descritto come ‘un vino estremo, ma appassionante’, una definizione perfetta per sintetizzare l’essenza dell’Amarone.

Oggi in particolare andremo a conoscere meglio: Tenuta Lena di Mezzo, Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2018 – Scarnocchio, Amarone della Valpolicella Classico Riserva DOCG 2016 – Casa Capitei, Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2018.

Tenuta Lena di Mezzo, Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2018

A nord della città di Verona, nel paese di Fumane trovate questo vigneto di 17,8 attraversato dal torrente Lena. Da qui, il nome della tenuta Lena di Mezzo. I vitigni di Corvina veronese e Corvinone, Rondinella sono allevati interamente a pergola su terreni di origine tufaceo, argilloso e calcareo.

L’ Amarone Classico Lena è un amarone di stile moderno che esprime grande equilibrio ed eleganza per donare piacevolezza durante tutta la beva sia a tavola che durante fuori pasto. Nonostante i suoi 15 gradi l’alcol non risulta opulento in bocca.

È un vino che riesce a massimizzare lo splendore di un territorio, attraverso la sensibilità e la bellezza umana, senza artifizi, senza scorciatoie e ha una grandissima verticalità.

In questo caso, nell’annata 2018, viene sottolineata la giovinezza dell’amarone, ma resta estremamente elegante ed equilibrato, con un’acidità che è sempre preservata per rappresentarne l’altitudine in cui crescono le sue uve.

Si presenta di colore rosso rubino carico con note granate. Al naso è intenso con i sentori di ciliegie sotto spirito, prugne, liquirizia, cuoio, tabacco, cacao e spezie quali il pepe nero e note di caffè. Al palato, si presenta asciutto, avvolgente, corposo, intenso e persistente.

E’ un vino al primo assaggio fresco, ma continuando a degustarlo si apprezza l’ottima bevibilità e piacevolezza.

Scarnocchio, Amarone della Valpolicella Classico Riserva DOCG 2016

L’Amarone Scarnocchio (uve corvina veronese, corvinone, rondinella) viene prodotto sulla punta più alta della Tenuta Lena di Mezzo, a Scarnocchio, nelle terre nere di Fumane, dove le vigne hanno l’età più importante.

La zona è quindi, alta collina, dove un tempo le uve facevano fatica a maturare, a causa anche di un terreno particolarmente impervio e povero, di difficile lavorazione. Aspetti negativi che l’azienda ha saputo sfruttare, ottenendo un Amarone più complesso, pulito ed elegante, meno potente, ma più armonico e profondo, con un grande carattere.

Un vino rosso che nel calice si presenta di colore rubino carico, con riflessi granati. Il bouquet risulta intenso e stratificato con note di frutta matura, come ciliegie sotto spirito, amarene e prugne, abbinato a fragranze di fiori appassiti, liquirizia, cuoio, pepe, cannella e note di sottobosco.

Al palato è particolarmente complesso, estremamente armonico ed elegante, mettendo in mostra un sorso avvolgente e robusto, dal tannino fitto e ben levigato, che si accoppia perfettamente a una rinfrescante acidità, con notevoli capacità evolutive.

Casa Capitei, Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2018

Casa Capitei, a San Pietro in Caivano, nel Valpolicella classico, è un vigneto di 15 ettari che scende di altitudine e di conseguenza di ventilazione termica, con un territorio che regala più grassezza, caratteristiche che si riflettono nei suoi vini. Per questo si potrebbe definire un vino della conoscenza, delle sfide.

Le uve con cui viene realizzato sono sempre corvina, corvinone e rondinella, ma a parità di percentuali e di vinificazione come per il Lena di Mezzo, si differenza proprio per le caratteristiche del suo territorio.   

Casa Capitei, Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2018 ha una grandissima larghezza e profondità anziché verticalità, una larghezza non ottenuta grazie al residuo zuccherino, ma proprio per merito del terroir.

È un vino che rappresenta la tradizione per quello che è l’essenza del vero amarone, ma con l’autenticità di un territorio senza uscire dalla zona classica.

L’Amarone Casa Capitei si presenta di colore rosso rubino intenso con sfumature granate, molto luminoso e brillante.

Al naso ha una grande intensità quasi etereo. Sono presenti persistenti note fruttate che vanno dalla ciliegia sotto spirito alla prugna matura e bacche rosse di bosco (more). E’ fine con spezie quali pepe nero, liquirizia, lieve di anice e cannella.

Il palato si apre subito voluminoso e ampio, vellutato, corposo, con tannini avvolgenti che integrano e amplificano la persistenza e la complessità.

Monte del Frà – Enoturismo

La cantina ha sempre avuto un’attenzione speciale verso il pubblico per questo è predisposta in modo da essere visitabile e per poter organizzare degustazioni, dove, tra un calice e l’altro, sfilando tra le botti, osservare i quadri presenti.

Si, perché, per Monte del Fra, vino e arte sono un binomio indissolubile celebrato con un calendario di appuntamenti dedicati.

Il progetto che prende il nome di Art-Winery consiste in un’esposizione permanente allestita nella barricaia a Sommacampagna (VR), con le opere di alcuni artisti del panorama nazionale e internazionale. La mostra sarà visitabile gratuitamente dal 17marzo 2023 al 20 gennaio 2024.

Tra le altre proposte per far conoscere anche lo splendido territorio, organizzano percorsi in ebike, tour a cavallo e picnic tra le vigne, consigliando mete da visitare, oltre a ristoranti locali o strutture dove pernottare.

Tanto che, con la categoria esperienze innovative, la cantina raggiunge il podio con il premio di Best of wine tourism 2023 conferito dal circuito delle Great Wine Capitals.

Per vedere tutti gli eventi organizzati clicca qui

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