Novità 2024 e trend nel mondo del vino

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trend vino - vitigni

Si è da poco concluso Vinitaly, manifestazione sempre più internazionale, sia in casa – con la presenza crescente di produttori dall’estero – sia in trasferta – con eventi ad hoc, organizzati nelle piazze più strategiche per l’export, che ha evidenziato i trend in crescita nel mondo del vino.

756 milioni di litri di vino e spumante venduti nel 2023 nella Grande Distribuzione, ne fanno il canale commerciale più ampio. Ma quali sono i vini più acquistati dagli italiani in supermercati e discount nell’anno passato?

Lo studio ‘Circana per Vinitaly’ fa emergere questi dati: Prosecco (spumante e vino frizzante) con oltre 43 milioni di litri (-1,5% sull’anno precedente); Chianti con più di 16 milioni di litri (- 4,9%); Lambrusco con oltre 15 milioni di litri (-9,5%); Montepulciano d’Abruzzo con più di 13 milioni di litri (+4%); Vermentino con oltre 10 milioni di litri (+2,3%).

I vini con maggior tasso di vendita sono: il rosato Cerasuolo dell’Abruzzo (+19%); il siciliano Grillo (+12,2%); il Pecorino, prodotto in Marche e Abruzzo (+12%); il Lugana, prodotto in Lombardia e Veneto (+9,5%); la Ribolla del Friuli-Venezia Giulia (+8,0% a volume).

Meglio i vini in bottiglia a denominazione d’origine, mentre anche le bollicine calano. Più in dettaglio: i rosati hanno venduto meglio dei bianchi, i bianchi meglio dei rossi, i vini fermi meglio dei vini frizzanti.

I giovani sono tornati in massa a testimoniare il ricambio generazione in corso nelle cantine e nei nuovi mestieri del marketing, del digitale, dell’agricoltura di precisione oggi indispensabili nelle aziende vitivinicole al passo coi tempi.

Del resto, anche il consumo del vino si va ringiovanendo, secondo uno studio Enpaia-Censis nel 2002 consumava vino il 48,7% dei giovani, il 65,1% tra gli adulti e il 59,9% tra gli anziani. Dopo 20 anni, i giovani consumatori sono il 53,7%, cinque punti percentuali in più, e rivendicano un ruolo relazionale del consumo enoico, più fuori casa che tra le mura domestiche.

Cresce anche l’interesse per il business del vino biologico e si fa più forte la voce di chi il vino non lo beveva e ora si avvicina a questo consumo scegliendo etichette a bassa o zero gradazione alcolica.

Le mode sono delle rivoluzioni nei consumi, dei modelli che coinvolgono aspetti sociali, culturali e antropologici. Per un’azienda di vino, l’intercettare per tempo i gusti che cambiano e adeguarsi sarà ancora una sfida vincente in futuro?

Sì, ma dipende come. La conferma la troviamo nelle aziende più “classiche”, quelle maggiormente legate alle proprie tradizioni, ma che si impegnano a trovare una strada che li porti ad essere moderni. A vivere nel tempo seguendo la propria idea di stile.

Meno barrique in favore di cemento e tonneau? Va bene. Oppure sempre barrique, ma molto usate, macerazioni più brevi. Più affinamento in vetro. Ci sono molte variabili.

Sono molti gli esempi di cantine che si sono destrutturate, ma hanno tutelato il loro stile rendendolo inconfondibile. Noi vi proponiamo alcune bottiglie presentate durante Vinitaly, simbolo delle cantine a cui appartengono.

Deìvaì Cerasuolo d’Abruzzo Dop 2022– Cantina Tollo

Deìvaì è il Cerasuolo d’Abruzzo Dop creato da Cantina Tollo per rendere omaggio all’antica terra dei Sanniti e alla storia regionale.

La nuova referenza del gruppo teatino porta il nome della dea del raccolto e delle messi adorata dalle comunità che anticamente abitavano le terre abruzzesi, della Campania nordorientale, dell’alta Puglia, di gran parte del Molise e dell’alta Lucania. Oltre che nel nome, Deìvaì richiama la tradizione abruzzese anche nel calice: un vino caldo, avvolgente, corposo ed elegante, di struttura e colore decisi.

Deìvaì nasce da uve Montepulciano in purezza coltivate in Abruzzo, raccolte a piena maturazione nella prima decade di ottobre. Nel calice rosa ciliegia brillante esprime note decise di frutta rossa matura seguite da fini profumi floreali di rosa e nuances speziate.

Un Cerasuolo d’Abruzzo versatile, che ben si presta ad accompagnare piatti di pesce, ma che si esprime felicemente anche in abbinamenti più invernali e consistenti, come la trippa e le carni rosa.

L’etichetta, opera dell’illustratrice milanese Costanza Agnese Matranga e di Gabriele Tosi di Tosi Comunicazione, ritrae la dea Deìvaì nelle vesti di una fanciulla riccamente vestita, capace di generare dai suoi capelli dei tralci di vite con grappoli d’uva.

In Anfora Pecorino Tullum Docg Biologico2022 – Feudo Antico

In Anfora Pecorino Tullum Docg Biologico2022 è la novità di Feudo Antico che rende omaggio alle radici storiche del vino abruzzese e all’antica tradizione romana della vinificazione in anfora.

Da uve pecorino coltivate all’interno della Docg Tullum, nel comune di Tollo (Chieti), viene vinificato all’interno di anfore di terracotta da 750 litri, con fermentazione spontanea e follature manuali seguite da tre mesi di macerazione sulle bucce.

L’affinamento avviene nelle stesse giare in terracotta per almeno quindici mesi, prima che il vino venga imbottigliato senza chiarifica né filtrazioni.

Nel calice si ritrovano l’eleganza e la finezza di un bianco, mentre il corpo, la struttura e la setosa tramatannica sono quelle di un rosso, dove la complessità terziaria evidenzia un frutto in continua evoluzione

Traccia di Rosa Chiaretto di Bardolino – Le Fraghe

Traccia di Rosa Chiaretto di Bardolino di Le Fraghe è uno dei pochi vini rosa italiani a uscire sul mercato dopo un affinamento di un anno, segno che anche questa tipologia, con le uve e il territorio adatti, può dar vita a un vino longevo.

Ottenuto dalle migliori uve di corvina e rondinella, selezionate e raccolte a mano, Traccia di Rosa si presenta di colore rosa tenue, che si arricchisce durante l’affinamento di leggeri riflessi ramati.

Al naso spiccano note fruttate di susina, pesca a polpa gialla e albicocca che con l’evoluzione lasciano spazio a sentori di arancia candita e zafferano. Al palato è decisa e ben percepibile la freschezza acida. Il finale è sapido e persistente.

Parosé 2018 – Mosne

Il Franciacorta Parosé 2018 di Mosnel, ottenuto da uve chardonnay e pinot nero, è contraddistinto dal colore rosa tenue, dovuto alla lieve macerazione pellicolare.

La fermentazione parziale in piccole botti di rovere e il lungo periodo di riposo di oltre 48 mesi sui lieviti ingentiliscono i tratti carnosi del frutto, donando delicate note di ribes, melograno e mandarino. Il bouquet olfattivo presenta freschi sentori di erbe officinali tra malva, tiglio ed eucalipto, con sfumature di nocciola.

Il sorso è piacevolmente ravvivato da speziature di pepe rosso, accompagnato da sottili ritorni agrumati e un finale elegante e persistente, che rendono questo vino adatto all’abbinamento con filetto al sangue, arrosto, spiedo alla bresciana o manzo all’olio

Altemasi Gran Cuvée – Cantina Altemasi

Dalla cantina Altemasi – fiore all’occhiello della produzione di Cavit, storico consorzio trentino – nasce il nuovo Altemasi Gran Cuvée, omaggio all’eleganza dello Chardonnay Trentodoc.

Protagonista della nuova etichetta, forte della sua unicità, lo Chardonnay: un vitigno dal notevole potenziale che trova massima espressione nel territorio trentino, particolarmente vocato alla sua coltivazione per la produzione di Metodo Classico Trentodoc.

100% Chardonnay, Altemasi Gran Cuvée tirage 2021 è un’armonica cuvée delle migliori selezioni, in termini di espressività del millesimo, di tre annate distinte: la 2018, la 2019 e la 2020. Ogni annata porta con sé una storia unica, modellata dalle variazioni climatiche e dallo scorrere delle stagioni, sotto la sapiente regia del team degli agronomi e degli enologi Cavit.

Altemasi Gran Cuvée offre un’esperienza sensoriale unica: al naso si aprono note intense di agrumi e marzapane, mentre al palato si manifesta un gusto estremamente piacevole, cremoso e persistente. È un vino pensato per avere un lungo potenziale di invecchiamento e, con l’evoluzione, rivela una delicata nota di anice che arricchisce ulteriormente il suo profilo aromatico.

Metodo Classico 1858 Serie Limitata Dosaggio Zero – Branchini 1858

Branchini è stato il primo viticoltore che abbia osato superare le trincee del passato per proiettare il corso della regina di Romagna, l’Albana, nel XXI secolo. Lo ha fatto in primis con l’innovativa idea di spumantizzare il vitigno con il Metodo Classico, che ha portato al lancio del Metodo Classico 1858 Serie Limitata Dosaggio Zero: 72 mesi sui lieviti e volutamente non dosato per preservare tutta l’essenza dell’Albana.

Frutto della vendemmia 2016 e sboccato a ottobre 2023, questa nuova etichetta è prodotta per questo primo rilascio in appena 400 unità. Le prossime due release raddoppieranno la tiratura fino a 1.000 bottiglie e negli anni a seguire aumenteranno. L’obiettivo è quello di dimostrare tutte le potenzialità di invecchiamento dell’Albana spumantizzata.

Il risultato è un vino di grande freschezza, complessità ed eleganza, che si esprime fin dal perlage, finissimo, e dal naso che intriga con profumi di frutta secca e candita, pasticceria e lievito, con sferzate iodate e mediterranee, che portano il pensiero a un ‘campo fiorito di primavera e a un agrumeto fronte mare’.

Nel sorso si ritrovano gli agrumi, l’albicocca e le erbe aromatiche, in un emozionante insieme cremoso e minerale raffinato e persistente. Un sorso che fotografa in modo nitido la vocazione di Branchini 1858 per la spumantizzazione con Metodo Classico dell’Albana, un’interpretazione che ha le radici ben piantate nelle tradizioni e un pensiero avanguardistico ideale per riuscire a portare questo antico vitigno nel Domani.

Sciaglin e Ucelut – Albino Armani

L’azienda Albino Armani Viticoltori dal 1607 ha presentato le novità firmate Terre di Plovia, il progetto friulano per la valorizzazione dei vitigni autoctoni nato nel 2022, che va ora ad arricchirsi di due nuove etichette.

Si tratta di Sciaglin e Ucelut, entrambi IGT Venezia Giulia e prodotti da uve indigene in purezza da cui prendono il nome: lo Sciaglin, dalla lingua friulana “s’ciale”, ovvero terrazzamento (di cui si hanno testimonianze già nell’alto medioevo), e l’Ucelut, il cui nome richiama le cosiddette uve uccelline, quelle che crescono spontaneamente ai margini dei boschi e di cui gli uccelli vanno ghiotti, stavano scomparendo dopo la metà del secolo scorso.

Proprio come in Vallagarina, Armani ha deciso di recuperarle e metterle nuovamente a dimora nei vigneti di Valeriano, nel comune di Pinzano al Tagliamento, nel Friuli nord-orientale, una zona collinare con intense escursioni termiche e precipitazioni, dove il terreno è composto principalmente da limo, sabbia e argilla. Proprio qui lo Sciaglin e l’Ucelut esprimono il loro carattere più autentico e la loro unicità.

Nella realizzazione di questo progetto Albino Armani si è calato non solo in un ragionamento di salvaguardia e tutela del territorio, ma anche e soprattutto in una dimensione culturale dove il vino non è mai il fine ma il mezzo per divenire esso stesso conservazione dei luoghi in cui nasce.

Rosa dei Masi 2023 – Masi Agricola

Masi, storica cantina della Valpolicella leader nella produzione dell’Amarone, presenta la sua interpretazione della rinascita del rosé: il Rosa dei Masi 2023 che, frutto di anni di studio del Gruppo Tecnico Masi, si rinnova, in linea con una categoria in rapida evoluzione e in forte crescita a livello globale.

Rosa dei Masi 2023 viene prodotto con uve Merlot provenienti da vigneti dell’alta Valpolicella, dove le elevate escursioni termiche producono profumi incomparabili ed acidità sostenute e, grazie anche al lavoro in cantina, dove vengono preservati aromi ed equilibrio, si ottiene un rosato unico, dagli aromi floreali intensi, fresco e piacevole al palato nel quale si distinguono sentori di frutti rossi, con spiccate note di lampone e una piacevole acidità.

Il bel colore rosa pallido con riflessi salmone e “buccia di cipolla” si può ammirare grazie alla bottiglia trasparente e all’etichetta di piccole dimensioni, ma ricercata: il caratteristico ovale delle etichette storiche di Masi è arricchito da una profusione di petali di rosa disegnati a china con tratto leggero, a completare il messaggio di leggerezza e delicatezza.

Il risultato è un vino eccellente come aperitivo tutto l’anno e da degustare in piscina o in riva al mare in abbinamento a crostacei, ostriche e frutti di mare. Perfetto con il sushi così come con un buon piatto di pasta alle vongole veraci, si rivela una scelta sorprendente come base per cocktail alla frutta.

Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG – Bava

I vini Bava indossano una nuova serie di etichette della cantina di Cocconato (Asti) su tre vini in particolare, Libera, Barbera d’Asti DOCG 2022 – Ruchè di Castagnole Monferrato DOC 2023 – Serre di San Pietro, Monferrato DOC Nebbiolo Superiore 2021, che esaltano le linee e i colori di Monferrato e Langa e i cromatismi dei vigneti nelle diverse stagioni.

Qui vi parliamo del Ruchè di Castagnole Monferrato DOC 2023. Il Ruchè è un vitigno aromatico autoctono dell’Astigiano, coltivato da secoli per una piccola produzione di vini semiaromatici. A quest’uva sono state attribuite analogie genetiche con il Primitivo, lo Zinfandel e altri vitigni: sebbene condivida con essi un patrimonio aromatico insolito, il Ruchè è semplicemente originale e unico.

È un vino profumato e secco, con tannini dolci e leggeri, moderata acidità e una buona gradazione alcolica. Bava fu il primo produttore a portare all’estero questo vino, protagonista di una cena al Dorchester di Londra preparata dallo chef Anton Mosimann nei primissimi anni Ottanta.

Sull’etichetta, il motivo simmetrico con fiori ed erbe è ripreso da un solaio in gesso del 1722 presente a Casa Brina, la residenza storica della famiglia Bava a Cocconato. Una scelta che omaggia una tradizione del territorio, e allo stesso tempo allude agli aromi del Ruché.

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